
La nostra filosofia
Negli ultimi anni in ambito cinofilo si è osservato un fiorire di scuole di pensiero ognuna promotrice di una “religione” diversa. Sembra proprio che l’apprendimento del cane sia destinato ad essere divulgato come una fede piuttosto che come un fatto scientifico ed un arte allo stesso tempo. Anni fa scrissi un articolo nel quale smentivo su basi scientifiche la maggior parte delle false attribuzioni ascritte al clicker: apriti cielo mi piovvero addosso critiche dai promotori di questo “sistema moderno e scientifico”. Il tempo è galantuomo: già all’epoca avevo fatto riferimento a studi scientifici che dimostravano l’esatto opposto a quanto asserito dalla “banda del clicker” ovvero che l’utilizzo di questo strumento non rendeva più facile l’apprendimento del nostro amico cane. Sono passati diversi anni da allora e molti dei promotori di quello che era a loro dire un sistema rivoluzionario lo hanno abbandonato non senza avere fatto figure barbine in campo agonistico. Più importante oggi abbiamo personaggi di fama mondiale come ad esempio Brian Hare che afferma: “At least for the moment, there is no scientific evidence to support the theory that clicker training facilitates faster learning in dogs” In una intervista nella quale veniva chiesto come mai non si trovasse menzione del lavoro della Pryor nel suo libro “The genious of dogs” la risposta è stata: “In the case of Dr. Pryor – for whom we have tremendous respect — we have been unable to find peer-reviewed publications in scientific journals on her work with dogs. E per chi insiste nel dire che “è tutta teoria” cito Bob Bailey che di pratica ne ha fatta tanta e con tante specie animali ivi compreso il cane: “Most pet owners seldom have need for a clicker, in my opinion; a clicker can easily get in the way of getting good behavior.” Concludendo ritengo che contrapporre un metodo di apprendimento ad un altro sia molto limitativo ed elevare uno strumento a “metodo”: fuorviante.
Brian Hare è un cognitivista che a mio avviso ha la lucidità di non negare l’esistenza di diversi modelli di apprendimento: “While we reject behaviorism’s central tenets, we in no way mean to suggest that operant and classical conditioning are not well-established learning mechanisms. Learning theories integrating operant and classical conditioning are alive and well today.” Ciò che é in discussione non é la validità del condizionamento operate, ma come avviene l’apprendimento stesso ovvero non esclusivamente per associazione. Quindi se vogliamo l’era cognitivista è una naturale evoluzione che cerca di dare spiegazioni più precise su come avviene l’apprendimento rispetto a quanto sostenuto da Skinner negli anni 40, ma non negandone l’efficacia,un po’ come la scoperta che fosse la terra a girare intorno al sole e non viceversa non volle negare l’esistenza del giorno e della notte. Quindi a mio modo di vedere conoscere le capacità cognitive del cane va ad aggiungersi al bagaglio culturale dell’istruttore e non a sostituirlo. Nella stessa maniera l’apprendimento per osservazione meglio conosciuto con i nomi di “Model Rival Theory” e “Do as I do” arricchisce il bagaglio culturale dell’istruttore fornendo nuove informazioni e nuovi approcci sulle modalità di apprendimento del cane . Se il condizionamento operante ignora completamente i processi mentali che mediano lo stimolo proveniente dall’ambiente e la risposta del soggetto, il cognitivismo ignora completamente la biologia e gli esperimenti di laboratorio di cui si serve risultano di basso valore ecologico. L’approccio cognitivista vede l’organismo come un computer per quanto concerne l’elaborazione delle informazioni ed è risaputo che gli animali come gli uomini hanno diversamente dai computer si stancano e sono influenzati dalle emozioni. Anche con le emozioni occorre chiarire certi aspetti che tendono a distorcere l’entità e la natura delle stesse, conseguentemente alla comprensibile umanizzazione, frutto di una informazione troppo spesso parziale. Attualmente la ricerca pone il cane ad un livello di sviluppo pari a quello di un bambino di due anni e mezzo! Non è certamente poco, ma non giustifica le frequenti esagerazioni o umanizzazioni che si sentono in giro o si leggono sui social. Tutto sommato la purezza del cane può dipendere proprio dall’assenza di processi mentali ad esclusivo appannaggio degli uomini.
La “Model Rival Technique” è poco conosciuta
è stata ideata dal ricercatore Todt ed approfondita
dalla Dott.ssa Irene Pepperberg utilizzando un
pappagallo per i suoi esperimenti.
Questo sistema richiede l’intevento di due persone
oltre all’animale da addestrare. Una delle due
persone fa l’addestratore mentre l’altra è il modello
che fa anche da rivale. Facciamo un esempio.
L’obbiettivo è quello d’insegnare al pappagallo una
certa frase. L’addestratore con un gioco in mano
comincia a fare domande al modello che
fornisce prima delle risposte sbagliate e diventa”
il rivale” quando fornisce quella giusta ottenendo
il gioco. La procedura è ripetuta diverse volte e ogni
volta che sbaglia il modello viene sgridato.
Ora ci si chiederà se una tecnica nata per
addestrare un pappagallo possa essere utilizzata
per addestrare un cane: ebbene si. Circa 12 anni
fa McKinley and Young (2003) hanno messo a
confronto questa tecnica con il condizionamento
operante, nell’insegnare un esercizio di riporto,
impiegando lo stesso tempo nell’isegnamento
dell’ esercizio a 9 cani di razza ed età diverse.
In questo studio le persone adibite
all’addestramento erano sconosciute ai cani.
Si ipotizza che se al loro posto si fossero usati i proprietari i risultati
sarebbero stati migliori.Parlando di apprendimento sociale corre
l’obbligo di menzionare la tecnica di addestramento”
Do as I do” (fai come faccio io), di Claudia Fugazza Una tecnica che si
basa sulla capacità naturale del cane di imitare quei comportamenti
da cui può trarre vantaggio studiato al Dipartimento di Etologia
dell’Università di Budapest dall’equipe del dott. Miklosi.
In estrema sintesi, un cane è in grado di riprodurre le azioni dimostrate da
uno sperimentatore umano e grazie a questa capacità è
possibile insegnare al cane anche nuovi comportamenti”. Al solito la vera
scienza ha la meglio su quella che la scienza non é. Questa ricerca é
stata pubblicata nel Journal of Applied Animal Behaviour Science
con il titolo: C. Fugazza and A. Miklósi (2014) ”Should old dog trainers learn
newtricks? The efficiency of the Do as I do method and shaping/clicker
training method to train dogs”.La tecnica “Do as I Do” é risultata più
efficace rispetto allo Shaping / Clicker training, particolarmente
nell’insegnamento di esercizi complessi relative ad oggetti e sequenze
di azioni ad essi correlate. Non sarei sorpreso se non limitandosi alla
appicazione esclusiva del R+ ma del condizionamento operante nella sua
completezza,in base al soggetto ed alla situazione i risultati risultassero
più vicini tra di loro.
Naturalmente siamo all’alba di una nuova era eassimilare pian piano queste nuove tecniche non potrà che far bene agli addestratori,agli educatori e agli istruttori ma oltre due lustri di esperienza non possono
essere soppiantati in poco tempo specialmente in campo agonistico e
comportamentale. Non saprei dire se per limiti insiti nelle nuove tecniche o esperienza ancora mancante nell’utilizzo delle stesse, registro semplicemente che oggi come oggi le alternative al controcondizionamento o alla desensibilizzazione rimangono da scoprire.
La ricerca ci regala maggiore comprensione dei meccanismi che regolano l’apprendimento nel nostro amato cane. Oggi sappiamo che una volta appreso un comportamento non è il premio a generare quel senso di benessere nel cane ma l’anticipazione dello stesso!


Dr. Ádám Miklósi
Cliccare sulla foto per vedere il filmato dell'intervista.
Claudia Fugazza
L'illustrazione mostra la corrispondenza tra emozioni di cui é capace il cane e l'eta alla quale esse si manifestano nell'uomo.
L’applicazione di certi concetti senza la necessaria esperienza e preparazione teorica può causare effetti indesiderati e deleteri per il benessere del cane e per i risultati, anche se si opera all’interno di un processo basato esclusivamente sul rinforzo positivo ed il gioco. Quella che erroneamente viene chiamata tecnica nell'addestramento del cane differisce rispetto alla tecnica che utilizza il meccanico, il falegname piuttosto che il chirurgo.Essa infatti prevede l'interazione da parte del l'uomo con il cane e conseguenze di carattere emotivo che meritano ben altra attenzione rispetto al tipico:"funziona"! Perchè potrebbe "funzionare" esclusivamente sotto il profilo pratico esecutivo ma meno bene sotto il profilo del benessere psicofisico del cane. Non vorrei essere frainteso non sono tra quelli che crea una campana di vetro attorno al cane, ne soffro di "nofobia" piuttosto sono insofferente nei confronti dell'applicazione di "teniche" che prevedono niente più che la meccanica ripetizione di determinati movimenti al fine di conseguire un risultato senza badare ad altro. Due parole sulla punizione che considero come strumento di emergenza in situazioni di emergenza quindi poche. Supponiamo di essere nel deserto due persone ed una borraccia.La più forte delle due persone s'impossessa della borraccia ed ogni volta che l'altra cerca di bere fa uso della violenza per impedirglielo. Certamente la persona assetata desisterà dal riprovare ma gli sarà passata la sete? Ogni volta che viene punito, il cane NON IMPARA NULLA fatta eccezione per l'inibire i comportamento punito, senza ricercare soluzioni alternative, non proprio un approccio da professionisti.Contrariamente a quanto spesso affermato il condizionamento operante influisce molto sullo stato emotivo del cane. Impariamo ad osservare l'interazione tra cani e ci accorgeremo che loro fanno uso di tutti e quattro i quadranti in proporzioni diverse. Non condivido l'approccio esclusivamente R+ non é realistico e spesso produce cani incapaci di far fronte a normali imprevisti che la vita di tutti i giorni può presentare. Tuttavia credo fermamente che qualsiasi cosa s'insegni al cane non si possa non ricorrere a basi solide basate su rinforzi ed emozioni positivi.


Il grafico illustra come il rilascio di dopamina avvenga in anticipazione dell’ottenimento di un premio.